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Paulo Leminski (Curitiba, 1944-1989), poeta, romanziere, traduttore, compositore di canzoni, biografo e saggista - oltre che fascia nera di judo. Uomo e intellettuale estremamente colto (conosceva sei lingue fra cui ebraico, latino e greco antico), è oggi considerato una figura di riferimento per la poesia brasiliana della seconda metà del '900. Inserito sommariamente fra gli esponenti della cosiddetta "poesia marginale" degli anni '70, pur essendo fino in fondo uomo del suo tempo, con tutti gli aneliti e le contraddizioni che questo comporta, prende le distanze da qualsiasi inquadramento e/o definizione in virtù della propria unicità sia come poeta che come acutissimo intellettuale. A differenza di molti poeti della stessa generazione, Leminski fa della ricerca della forma e della poesia pura il proprio fine artistico, coniugando il percorso "alternativo" degli anni '70 con una instancabile ricerca avanguardistica che, come risultato, riesce a co-niugare la "forma" più pura con l'esigenza di comunicare. Fin da giovane si caratterizza come poeta fortemente sperimentale e a 19 anni pubblica i suoi primi testi sulla rivista "Invenção", organo ufficiale del movimento "Concretista" di San Paolo, dove è subito accolto dai fratelli Campos e Décio Pignatari. Instancabile "ricercatore" di forme, presto giunge a una poesia assolutamente unica il cui apice sono le raccolte Distraídos venceremos (1987) e La vie en rose (postuma, 1990).